FABRICA 20100 [ Milano ] si inscrive all’interno di FABRICA, un’indagine sui corpi del lavoro. I gesti reiterati si insinuano tra le pieghe dei muscoli, dei tendini, delle ossa, il lavoro marchia anima e corpo di un’intera vita. Il corpo agisce, subisce, difficilmente resiste; il corpo si trasforma. Il capitale modifica il corpo con il lavoro, lo educa, lo disciplina secondo una logica di asservimento al capitale stesso. E quando il capitale, pur non generando lavoro, chiede di aderire completamente al suo progetto, spingendoci a sostenere il suo pensiero predatorio, come reagiscono i nostri corpi? Come agiscono nella costrizione di un inseguimento continuo dell’ultima tendenza? Quanti selfie dovremo ancora scattare? Quante frasi retoriche dovremo ancora pubblicare sui social? Su quante panchine dovremo ancora sederci prima di comprendere che siamo il mezzo per il lavaggio di finte coscienze?
FABRICA 20100 [ Milano ] è un racconto distopico, un inseguimento da brand, un luogo prossimo alla desertificazione – piccole piante si insinuano nelle fessure dell’asfalto e del cemento – un luogo in cui si muore per strada senza che nessuno intervenga, un luogo dove il lavoro è un’idea, dove il verde è un’idea, un luogo dove non è contemplato il dissenso.