Per i 25 anni di Danae Festival ci è sembrato significativo accogliere la progettualità della danzatrice e coreografa Paola Bianchi, che nel 1999 aprì la prima edizione. Attiva sulla scena della danza contemporanea a partire dalla fine degli anni ottanta, non si è mai lasciata intrappolare dalle spire delle mode e delle retoriche, rivendicando sempre con forza il valore politico del corpo danzante. FABRICA è uno scavo negli archivi mnemonico-corporei di lavoratori e lavoratrici di diverse generazioni, un’indagine sui corpi del lavoro. Il corpo agisce e subisce, il corpo si trasforma. Ed è proprio quella trasformazione il punto centrale dell’indagine. I gesti reiterati per anni si insinuano tra le pieghe dei muscoli, dei tendini, delle ossa, il lavoro marchia anima e corpo di un’intera vita. Il capitale modifica il corpo con il lavoro, lo educa, lo disciplina secondo una logica di asservimento al capitale stesso.
In questa edizione Paola Bianchi presenta due delle tappe che il progetto prevede. Una realizzata a Vicenza e l’altra a Genova e affianca nel titolo il codice di avviamento postale e il nome della città in questione.
ore 17.00 – FABRICA 36100 [ Vicenza ]
Lo spettacolo nasce dall’incontro con corpi e spazi del presente e del passato industriale vicentino, da interviste, esplorazioni di siti abbandonati e fabbriche in piena attività. Il lavoro di ieri nell’industria tessile, il lavoro di oggi nei capannoni della logistica che riformula quotidianamente i risultati attesi a seconda della domanda. Che la scena diventi allora la scena di un delitto, quello delle vite sacrificate al lavoro. Che il discorso dominante con tutte le sue brutture si impadronisca dello spazio sonoro della scena.
ore 18.00 – FABRICA 16100 [ Genova ] – anteprima
Questo secondo capitolo, presentato in anteprima a Danae Festival, affonda lo sguardo nella storia operaia di Luciana che per dieci anni ha lavorato alla catena di montaggio del Tubettificio Ligure, fabbrica chiusa da anni. La sua storia personale si intreccia con le storie delle altre operaie. Luciana racconta, e le sue parole entrano nel corpo, entrano nello spazio frantumandolo in settori: ogni settore uno stato del corpo, isole in cui il corpo diventa altro, in cui è altro da prima. Una drammaturgia del corpo frammentata, interrotta e connessa da spostamenti nello spazio, un passaggio da una memoria all’altra.