Je Vous Aime è una lecture-performance che tratta di un corto, cortissimo così, da durare appena un secondo: è il 1891, quattro anni prima della prima dei Lumière.
Georges Demenÿ inventa un apparecchio che per la prima volta riesce a proiettare una debole immagine in movimento: il suo stesso volto che pronuncia le parole «Je vous aime». Si tratta del primo video di sempre che, tecnicamente parlando, porterà all’invenzione del cinematografo prima e del Cinema poi.
Partendo dalla Storia, sempre frutto di una minuziosa scelta tra ciò che può essere conservato e ciò che no, e dall’Archivio, dispositivo al servizio di un certo sistema di potere, la performance si pone di porre in luce l’anti-storia. Ovvero, «coloro di cui la Storia non tiene conto»; svelando così come il primo video di sempre fosse finalizzato ad insegnare la lettura labiale a dei ragazzi Sordi – dopo che venne per legge impedito loro di segnare.
Tale fu il verdetto del Congresso di Milano, le cui conseguenze si riversano ancora nelle Sorde e nelle Sordi di oggi. In Italia, la LIS torna ad essere riconosciuta come vera lingua solo a maggio 2021. Centoquarantunanni dopo.
L’impedimento tutto storico di usare il corpo, di usare una lingua che risiedesse nel movimento, in quanto “in questa dimostrazione mimica, dov’è l’anima? dove il pensiero? dove l’origine? dove il destino? Nulla di tutto questo: non c’è che il corpo; il corpo, vale a dire la minor parte dell’essere umano” (Atti del Congresso di Milano, 1880), è il fulcro cinesetico, estetico ed etico della performance.
Je Vous Aime è dunque un’azione scenica performativa multimediale che si dipana fra storytelling verbale, slides, videotestimonianze in Lingua Italiana dei Segni (LIS) e Visual Sign (forma poetica delle lingue dei segni) con lo scopo di trattare di audismo, fonocentrismo e linguicismo, e di riscrivere la «letteratura dei padroni».