Lingua è la seconda tappa della Trilogia – La questione del linguaggio corporeo e l’arte di A. Mendieta, C. Cahun, S. Moon, pretesto per processi e riflessioni relative al proprio percorso d’artista.
Per Lingua, Alessandra Cristiani, ha messo in atto una ricerca per la quale si è avvicinata alla vita e l’opera di Lucy Renée Mathilde Shwob, in arte Claude Cahun (1894-1954).
Scrittrice, fotografa, attrice, acuta figura intellettuale, Claude Cahun partecipa attivamente ai fermenti politico culturali del suo tempo. Scardina i canoni grammaticali e di contenuto del linguaggio letterario e nelle arti, in complicità con la sua compagna, si dedica ad una radicale ricerca identitaria che arriva a sovvertire i piani usuali del visivo.
“L’arte non è un mezzo di fuga, ma un laboratorio performativo e performante dove il corpo si espone, mette in scena le sue latenze, l’intuizione di nature altre. Quale è la lingua che meglio cattura o si fa canale, passaggio, anche solo sporadico di segni eloquenti, di anomalie perturbanti non riducibili all’ordinario? Quale sprofondamento corporeo può essere convocato per facilitare l’emersione di nodi vitali, zone porose? Se non ci fosse la negoziazione dell’atto della comunicazione, chi avrebbe il coraggio di annunciare i propri demoni, i propri angeli? Scorgo una terra sconosciuta e magnetica nel confine come luogo al margine del senso e dell’azione”.
(Alessandra Cristiani)