Tornano a Danae due noti artisti nell’ambito della sperimentazione sonora che collaborano da tempo: Attila Faravelli sound artist e musicista elettroacustico la cui pratica comprende field recording, performance, workshop e design e Enrico Malatesta, percussionista e ricercatore indipendente attivo in ambiti sperimentali posti tra musica, performance e indagine territoriale.
Ònfalo è un progetto creato appositamente per Danae Festival che ha aperto la loro ricerca sonora al campo della biotremologia, una branca emergente dell’entomologia che usa tecnologie d’avanguardia per studiare il paesaggio sonoro naturale dal punto di vista delle vibrazioni in esso presenti.
C’è un senso di meraviglia quasi incredula nel poter ascoltare i modi con cui le cose intorno a noi vibrano sempre, anche quando sembrano immobili; gli insetti comunicano percuotendo le piante con le zampe e uno stelo d’erba in un prato è una babele di lingue incomprensibili, uno strumento musicale sta sempre suonando anche quando nessuno lo suona, le nostre voci fanno vibrare le foglie, i movimenti quotidiani del nostro corpo quali il camminare e il respiro creano terremoti sulle strutture più fragili. Per questa ricerca, è stato indispensabile la figura di Juan López, ricercatore presso il Dipartimento di Ricerca sugli Organismi ed Ecosistemi dell’Istituto Nazionale di Biologia di Lubiana (Slovenia). López si occupa di comunicazione vibrazionale degli artropodi ed è pioniere nello studio del paesaggio sonoro vibratorio. Grazie a questa collaborazione e a un periodo di
residenza artistica a Milano, i tre ricercatori hanno potuto raccogliere materiali di lavoro del progetto in spazi verdi della città, con una sofisticata strumentazione che permette registrare la comunicazione vibratoria tra artropodi messa a disposizione dall’Università di Lubiana.
Il termine Ònfalo indica, secondo la mitologia classica, il centro del mondo, il suo ombelico. II progetto rivela come un dispositivo di rilevamento scientifico, concepito per oggettivare il reale, mette paradossalmente in crisi la distinzione stessa di soggetto-oggetto, uomo-natura, attività-passività, mostrando come il paesaggio non sia tanto un oggetto di contemplazione a noi esterno quanto un flusso di materia ed energia senza soluzione di continuità, entro cui siamo immersi e di cui noi umani siamo solo una piccola parte periferica.